La luna nel pozzo

La luna nel pozzo

Di Vincenzo Calafiore

14 Aprile 2024 Udine

“ …… avrei voluto, dal banco

dove ero seduto in chiesa:

aiutami! Poi mi resi conto

che lui era lì vicino a me, e mi parlava … “

 

Vincenzo Calafiore

 

 

Dopo l’infarto al miocardio qualcosa è cambiato.

Tutto è cambiato, perfino la mia personale visione della vita.

Mi sono svegliato con un braccio fuori dalle coperte: era congelato, come paralizzato. Con l’altra mano l’ho messo al riparo sotto le coperte e ho cercato con l’altra mano di riattivare la circolazione, quanto meno riscaldarlo.

Metaforicamente ho fatto quello che dopo l’infarto ho fatto alla mia vita: l’ho ripassata tutta e l’ho accarezzata cercando di restituirle ciò che nel frattempo era andato in frantumi e cancellato da mano invisibile, anche per tornare ad essere un umano ancora vivo, attaccato alla vita.

Ora non sto proprio bene, risalire dal baratro in cui ero caduto non è stata cosa facile: nella mia vita ora circolano dei bei “ sogni “, sono vero, sono felice di esistere ancora.

Tutto è così semplice, mi godo questo scampolo di vita regalatomi da Dio, forse me lo sono meritato di rimanere, qui fra la gente, questa gente come me sempre in movimento, e siamo mare, un mare che non smette mai di meravigliare, di muoversi.

Respiro la vita, così diversa, delicata, fragile, armoniosa … e intanto mi sento così vicino a Dio, così grato a lui!

Ascolto dal mio MP3 la musica che più mi piace << My Way, to Frank Sinatra >> . Un album che rispecchia il mio stato d’animo, la mia esistenza, la mia situazione; la musica e il profumo di vita si intrecciano nell’aria, col ritmo di << Somethin’ Stupid >>, tutto cambia, l’umore, la vita stessa, e io vorrei gridare: “ Sono un mezzo uomo felice, grazie Dio! “

Sono adesso le due di notte, mi affaccio al balcone e c’è un cielo stellato, sembra una trapunta di stelle e fra non molto comincerà ad albeggiare; alzo lo sguardo al cielo e chiedo: “ Cos’è, una malattia grave ? Insomma, cos’ho? Dimmelo, ti prego, quanto tempo ancora mi hai lasciato in acconto? Queste sono state le prime parole che ho detto a Dio, quando dopo tante ore in sala operatoria sono ritornato nella stanza della Cardio Chirurgia dell’Ospedale S. Maria di Udine.

Non è facile per me capire da che punto sono tornato a vivere, non so dove sia esattamente l’inizio. Vorrei evitare di esternare lo stato d’animo che sto vivendo adesso, pensieri, disagi, crisi, mancanze, assenze, rifiuto.

Vorrei non esternare lo stato d’animo che sto provando adesso nel trovarmi di fronte a delle pagine bianche, di fronte a tutte le mie incognite. Chissà come le riempirò? Cosa c’è di meglio del desiderio di vivere e gioire di tutte quelle cose che questa mia vita continua a donarmi!

Posso riempire la mia vita di tante cose, non cose stupide, ma di musica, di sogni. No di certezze ma di speranze, di desideri, di sogni da accarezzare. Senza regole, senza limiti.

Ma cos’ero prima?

Mi sarebbe piaciuto molto conoscere “ quel Vincenzo Calafiore “ peccato che ormai non esiste più!

In quelle notti in ospedale, mi assalivano ricordi con la stessa veste di malinconia, le scene nella memoria prendevano vita lentamente, come in un film, era la mia vita.

Mi capitava prima di scappare da situazioni dove c’erano molte persone, venivo all’improvviso assalito da forte sensazioni di disagio, e mi rifugiavo in qualche chiesa vuota, ci rimanevo per molto tempo, più che altro raccontavo a Dio i miei sogni, maggiormente le mie paure, il mio disagio di vivere. Cercavo la pastiglia della felicità: la mia vita.

La cosa buffa o pazzesca è stata lo scoprire che conosco tanti modi di morire e non conosco un solo modo di vivere!

Ora quasi un anno dopo, guardo la mia carta di identità, la data mi dice che ho superato i 77 anni e non solo, allo stesso tempo mi ricorda di essere un vecchio.

Un vecchio con l’anima di Peter Pan, che ha voglia di amare, incapace di esternare quello che ha dentro. Ero riuscito a raccontarlo a Dio.

Non è facile trasformare i miei desideri, le riflessioni, i miei stati d’animo, in un qualcosa che possa rassomigliare a un’azione, a vincere è sempre la paura.

La paura di scoprire qualcosa in me che non ho mai conosciuto.

Esplorare nuovi mondi …

Ma la cosa che più occupa la mia testa è sapere che sapore possano avere le labbra, di pesca, di muschio? Meglio forse non pensarci più e partire.

Partire per questo nuovo viaggio alla ricerca di me, alla scoperta della mia nuova vita!